22.10.07

Cima d'Asta: Rifugio Brentari (2473 m)

Partenza: Malga Sorgazza da Pieve Tesino (1450 m)
Arrivo: Rifugio Brentari (2473 m)
Dislivello di salita: 1023 m
Effettuata il 23 agosto 2007.

Meteo: coperto, poi nebbia e infine pioggia abbondante; temperatura tra 9 e 10 °C, poi in vetta e con nebbia 5° C.
Tipo sentiero: EE [vedi scala difficoltà], sia per la lunghezza, sia per il dislivello, sia per le condizioni meteo
Tempo di salita: 3 h
Tempo di discesa: 2 h

Note: il Rifugio Brentari è stato edificato nel 1907 ed inaugurato nell'agosto 1908. E' dedicato ad Ottone Brentari: scrittore ed alpinista, morto nel 1921. Il sentiero da Malga Sorgazza è piacevolissimo, a tratti molto ripido, ma soprattutto molto faticoso per il continuo saliscendi da grosse pietre sul sentiero. Con la pioggia questa roccia bagnata è un calvario per muscoli e tendini. Grande stanchezza salire e scendere dal Brentari in giornata.

ATTENZIONE: dalla strada asfaltata che sale da Pieve Tesino fino al punto di partenza della escursione (Malga Sorgazza) bisogna percorrere la vecchia strada militare, non pericolosa ma dissestata e con pietre qua e là. Circa 10 km di lunghezza e richiede almeno 20-25 minuti di noiosa guida a passo d'uomo... Il paradiso della mountain bike, l'inferno dell'automobilista. Da tutte le parti purtroppo c'è scritto che a Malga Sorgazza si arriva comodamente con una strada forestale. Sì, se uno ha un fuoristrada da 40mila Euro.

Descrizione: bellissimo percorso anche se difficoltoso. Purtroppo la nebbia ci ha impedito di godere appieno del panorama e della visione di Cima d'Asta. Pazienza. Forse valutando la via di salita avremmo potuto affrontare un'altra ora per salire in vetta, ma così tra nebbia e nubi temporalesche, beh non ce la siamo sentita.
Al ritorno uno scroscio di acqua ininterrotto ci ha infatti accompagnato fino ad incontrare un pastore slavo che vive in un camion con due cani. Un tipo che ha seri problemi a gestire la propria solitudine, visto che ad ogni escursionista che passa enumera una serie di domande e frasi a ripetizione. Per alcuni vivere soli in montagna non è nient'altro che suicidarsi un poco ogni giorno.

12.10.07

Oltre i 3000 m (e sotto gli zero gradi)

Tra domani e sabato il sottoscritto salirà il primo Tremila. In compagnia di un amico.
Saremo qui. Giogo Alto, Val Senales (BZ).

30.9.07

Cima d'Asta, Cima Dodici, Monte Castelberto

Sto risistemando l'archivio fotografico di questa estate: tra breve narrerò altre due salite estive (viva l'estate, ma mi sono ritrovato anche a 4°C gradi e tra la nebbia) a Cima d'Asta e poi in mezzo alle trincee ed i reperti bellici di Cima Dodici (non quella fassana, ma quella valsugana).

Inoltre sto preparando una spedizione, di una sola giornata, per salire il Monte Castelberto (1765 m) partendo dai 200 metri di altitudine Ala (Trento)... Sentiero numero 111, per la precisione.
Una botta da 1565 metri di dislivello su un percorso di circa 5,5 km, fattibili in 3h 30' per la salita e 2h 15' per la discesa; percorso senza pericoli oggettivi. Una cosa del genere in estate è sfiancante; forse con temperature più basse si consuma qualche caloria in più in compenso bisogna portarsi dietro molta meno acqua e in tali escursioni anche 1 kg in meno si sente...

Chi leggesse per caso questo post e volesse unirsi, è il benvenuto.

Gustatevi la foto del Monte Castelberto, tratta da maps.live.com, in cui ho segnato le tappe intermedie e i punti di arrivo e partenza.

26.9.07

Maurienne: Refuge d'Ambin

4° giorno in Haute-Maurienne e Vanoise, Francia

Partenza: 1700 m
Arrivo: 2270 m
Dislivello di salita: 570 m

Meteo: cielo sereno, debole vento tiepido e temperature tra i 20 ed i 25 gradi.

Tipo sentiero: E [vedi scala difficoltà]; dal rifugio poi partono sentieri ben più impegnativi...
Inizio salita: h 16,45
Tempo di salita: 1 h 15'
Tempo di discesa: 1 h

Note: una vallata stupenda tra Francia e Italia, che collega escursionisticamente la Valle di Susa alla Val Maurienne. Un posto in cui passare più di qualche giorno scoprendo tutti gli angoli naturalistici assolutamente fantastici...

Descrizione: dopo una lunga strada non asfaltata si giunge ad una piazzola per parcheggiare l'auto. Il sentiero che parte per il rifugio Ambin è piuttosto vario, mai troppo ripido se non negli ultimi 400 metri prima del rifugio ed è molto affollato in alta stagione. Affianca un possente corso d'acqua che ha scolpito pietroni enormi ed in generale si snoda al centro della piccola e deliziosa valle, tra slarghi erbosi ed alcuni ruscelli di piccola taglia.
Posto su una morena imponente al centro della valle ecco il piccolo ma molto accogliente rifugio, (ex-avamposto militare); al nostro arrivo pare lavorarci solo una ragazza, piuttosto giovane, che ci prepara due ottimi caffè mentre il sole abbandona la valle; essendo stretta, anche in agosto dopo le 17,30 il sole non vi giunge più direttamente.
Posto in cui tornare assolutamente l'anno prossimo.

30.8.07

Vanoise: refuge et lac de l'Arpont

3° giorno in Haute-Maurienne e Vanoise, Francia

Partenza: Pont du Chatelard (1340 m)
Arrivo: Lac de l'Arpont (2666 m)

Punto di appoggio: Refuge de l'Arpont (2309 m)
Dislivello di salita: 1326 m
Massima pendenza: 50% (rampe sotto al lago)

Pendenze medie: 20%

Meteo: coperto e pioggia lieve alla partenza, pr
ogressive schiarite e infine sereno. Temperatura dai 9/10°C ai 15/16°C.
Tipo sentiero: E (fino al rifugio), EE (fino al Lac de l'Arpont) [vedi scala difficoltà]
Inizio salita: h 9,00 (abbiamo atteso la finedella perturbazione)
Tempo di salita: 3h fino al rifugio, 1h dal rifugio al Lac de l'Arpont
Tempo di discesa: 2h15' dal rifugio, 2h45' dal lago


Note: percorso stupendo, parte del GR5 che attraversa molta parte dell'Europa. Sentiero ottimamente tenuto, mai pericoloso e frequentato da gente per bene (a sinistra è segnata la strada fatta).

Descrizione: svegli molto presto per attendere la fine della pioggia e l'innalzamento delle nubi, partiamo in auto e giungiamo alla partenza del percorso (Pont du Chatelard). Restiamo un poco in auto ed al primo spiraglio iniziamo la salita. Saremo molto fortunati perchè a parte qualche nube bassa, il meteo migliorerà progressivamente durante la giornata.
L'inizio del percorso è ripido e costante, il fiato ne soffre, le gambe si induriscono ma la parte centrale del sentiero è poi quasi pianeggiante e permette una mezzora di camminata "aerobica" tra ruscelli più o meno grandi, ponticelli in legno e roccioni tipo dolmen.
Passato un alpeggio e una chiesetta, scorgiamo il rifugio e ci godiamo l'inconsueto spettacolo tecnologico dell'elicottero che consegna le provviste e un intero pericoloso carico di bombole di gas... Arriviamo al rifugio (la signora che lo gestisce sta litigando al telefono con non so chi "perchè l'elicottero è arrivato in ritardo e alla sera aspettavano una folta comitiva di olandesi") e mangiamo gli spaghetti alla carbonara più buoni del mondo fatti con le uova delle galline del rifugio, scopriamo quindi che le uova sono ottime a 2300 metri...
Dopo questa pausa decidiamo di salire al Lac de l'Arpont (due foto a destra), il cartello dice 45' ma ci vuole circa un'ora: infatti la salita è ripida ed in un posto talmente bello che ogni tanto ci si deve fermare ad osservare il tutto e dire "ohhh".

Al ritorno la mia caviglia sinistra si gonfia e fa male, ghiaccio istantaneo e diclofenac sodico e via per il ritorno, lenti ma decisi; nessun incontro sul sentiero, come all'andata, se non qualche pecora e qualche stambecco.

23.8.07

Vertigini (quasi) sparite

Dopo circa 10mila metri di dislivello fatti da giugno, posso dire che le vertigini siano ormai passate. Non ho praticamente mai problemi su dirupi e burroni e riesco a salire "in libera" ovvero senza corde o "a mano" piccole guglie o montagnine.

Questo significa tante cose o forse nulla.
Di certo poter "fissare negli occhi" uno strapiombo o una grande altezza significa accettare che un giorno o l'altro si possa (si debba) morire...
In un letto, di vecchiaia; sulle strisce pedonali, per una tragedia; cadendo in un dirupo, per amore.

20.8.07

Vanoise: Refuge du Cuchet

2° giorno in Haute-Maurienne e Vanoise, Francia

Partenza: Lanslebourg (si parcheggia l'auto poco sopra la chiesa, a fianco di questa croce di pietra secolare in foto a dx...)
Arrivo: Refuge du Cuchet

Tipo sentiero: E
Inizio salita: h. 7,30
Meteo: prima poco nuvoloso con brezza, 10/°12°C; poi coperto con nuvole basse/nebbia e infine temporale vento forte, 5°/7°C.

Partenza: 1350 m
Arrivo: 2050 m (rifugio non raggiunto, 2160 m)
Dislivello di salita: 700 m
Massima pendenza: 35%
Pendenze medie: 25%

Tempo di salita: 1h 45'
Tempo di discesa: 1 h

Note: interrotto a pochi minuti dal Rifugio per forte temporale.

Descrizione: bellissimo percorso che parte dalla chiesa di Lanslebourg, attraversa dei bellissimi orti e pascoli di media montagna, valica un torrente e poi si inerpica per tutti i tipi di vegetazione alpina fino ad arrivare agli alpeggi tutt'attorno al bel rifugio.
Salendo, si tiene sempre di fronte il Moncenisio ed il Forte de la Turra e in fondo si staglia l'imponente Dent Parracheé (in foto), seconda cima della Vanoise.
Appena iniziato il percorso ci passa innanzi una bellissima e dolce giovane donna francese, in ciabatte, col proprio piccolo e bel bambino; forse abitanti delle case più prossime al bosco, forse reincarnazione della Madonna e Gesù Cristo.
Poi saliamo e saliamo fino a che, dopo circa un'ora e mezza un paio di lampi ci accecano per qualche secondo e ci giunge sulla testa una vasca d'acqua al secondo (in foto a dx un attimo di pausa nelle super-piogge, lasciano vedere il valico del Moncenisio)... Purtroppo la forte perturbazione annunciata per il primo pomeriggio, sospinta da forti venti è giunta nella valle qualche ora prima del previsto e lì è restata per circa 24 ore. Considerate le previsioni e sapendo che non sarebbe stato un temporalino di qualche minuto, non ci è restata altra opzione che scendere.
Sarà per l'anno prossimo.

16.8.07

Vanoise: le Belvedere

1° giorno in Haute-Maurienne e Vanoise, Francia

Partenza: La Fennaz (Termignon)
Arrivo: Le Belvedere

Tipo sentiero: EE (due tratti in corda fissa)
Inizio salita: h. 16,30
Meteo: sereno/poco nuvoloso; 27°C; brezza leggera.

Partenza: 1350 m
Arrivo: 1620 m
Dislivello di salita: 270 m (effettivo con saliscendi: circa 300 m)
Massima pendenza: 50% (corda fissa)
Pendenze medie: 25%

Tempo di salita: 45'
Tempo di discesa: 25'

Descrizione: sbuchi dal bosco, dopo un ripido sentiero, e ti trovi davanti due tratti in corda fissa. I primi che fai nella tua vita. E dici: e adesso? Ce ne saranno altri? All'inizio ti preoccupi (se cadi, pigli un gran colpo dopo 10-15 metri di caduta...), ma poi diciamo che ti diverti. Eh sì. Peccato non aver fotografato i due cordoni. In foto, il panorama praticamente a strapiombo dalla metà circa della salita: il villaggio circolare di Termignon.
Sotto uno di quei tetti abbiamo abitato per 3 giorni.

11.8.07

Trekking tra Vanoise e Moncenisio

Cambiato idea: non ho scelto la Val di Fassa per fare trekking a fine giugno. Un po' la piccola noia alla caviglia, un po' il meteo sempre bizzarro...
Invece con la sportivissima fidanzata abbiamo scelto di passare i primi di agosto in Francia, esattamente nella stupenda Haute Maurienne, tra la Vanoise ed il Moncenisio. Il web ci ha aiutato a trovare all'ultimo secondo un perfetto campo-base, ovvero un appartamento (per 2+2 persone) a Termignon, nuovo e arredato perfettamente, a meno di 200 Euro la settimana.

Vanoise e Moncenisio sono un paradiso per l'escursionista (in foto le cascate prima del Refuge de l'Arpont).
Nei prossimi giorni, i resoconti completi dell'attività di trekking...

Monte Baldo: Punta Telegrafo (2200 m)

La descrizione di questa salita in solitaria (effettuata il 13 luglio 2007), con particolari su sentiero e dislivello, è qui.

Condizioni meteo: poco nuvoloso alla partenza, temperatura tra 10 e 20°C.
Tempo occorso: 2h 10' salita, 1h 40' discesa.
Incontri lungo il sentiero: vari tedeschi molto cordiali e silenziosi. Una coppia di veronesi, padre e figlio, che parlavano in dialetto ed a voce alta. Dicendo stronzate del tipo "ma come si sta bene qui" oppure "guarda, ci sono le nuvole a pochi metri da noi". Cosa strana a 2000 metri di altezza...

Note: sentiero che richiede una certa preparazione fisica. Due passaggi su roccette abbastanza ripidi che richiedono attenzione in discesa.

In foto, dall'alto: piana del Vallone Osanna a circa 2/5 del percorso (come si vede il Baldo non è vicino e la salita da fare ancora non è poco ripida...); panoramica verso il Lago di Garda ripresa dal rifugio Barana (150 m al di sotto della cima); qui sotto la fine delle fatiche (e la gioia).

25.7.07

Monte Pasubio: Cima Palon (2239 m)

Salito il 4 luglio 2007, in compagnia di escursionista amico.


Sentieri n.: 370, 120, 142, 105
Partenza: Bocchetta Campiglia
Arrivo: Cima Palon
Punto di appoggio: Rifugio Papa (1928 m)
Quota partenza (m): 1225
Quota vetta (m): 2239
Dislivello (m): 1015
Lunghezza totale percorsa (km): 19
Difficoltà: E (scala difficoltà)

Esposizione: Nord, Ovest
Condizioni meteo: da cielo sereno a temporale, grandine, neve, pioggia; delta di temperatura da 0°C a 25°C, umidità dal 50% al 100%
Tempo occorso: 6h totali tra salita e discesa, molto impegnativo (non andateci con gli scarponi nuovi come ho fatto io, pena l'invalidità per i successivi 3 giorni)
Vertigine media: 2/10

Incontri lungo il sentiero: gregge infinito di pecore, 5 asini (una gravida), 2 pastori e 3 cani da pastore; almeno 30 tra escursionisti e ciclisti (mountain bike); etnie presenti: vicentini, padovani, sloveni, polacchi e tedeschi.

Note: il Pasubio è bellissimo, pur martoriato dalle ferite della Prima Guerra Mondiale. Lo consiglio a tutti. C'è una miriade di sentieri tra cui scegliere, tra quelli per esperti e quelli per tutti. Anche in mountain bike ci si diverte (un tedesco però ci è morto tre mesi fa).

Descrizione: dalla frazione Ponte Verde, da Thiene (VI) o da Rovereto (TN), svoltiamo per Passo Xomo e qui - sempre in auto - una interminabile terrificante ex-strada militare (terrificante perchè stretta e a strapiombo). Dal passo si gira a sinistra direzione imbocco del Sentiero delle Gallerie. Si prosegue. Arrivati a Bocchetta Campiglia, ultimo tratto in carrareccia (magari meglio con auto 4x4!), parcheggiamo nell'unico posto disponibile, poco sopra il vialetto per Malga Campiglia (ci abitano e lavorano ottimo produttori di formaggio, semianalfabeti ed avvinazzati, ma per 5/6 € kg vale la pena farci la spesa).

Il sentiero 370 ricalca e spesso taglia la nota Strada degli Scarubbi; prima ora di salita piuttosto ripida ma il panorama dell'altipiano del Pasubio ripagherà lo sforzo. Poi lungo tratto su ampio sentiero, salita media del 5% fino al bivio per il Rifugio Papa. Qui sostiamo brevemente mentre sopraggiungono minacciosi nuvoloni. Ripartiamo e superiamo il fascista Arco Romano (in foto a lato, già avvolto dalle nubi temporalesche), poi passiamo la Selletta del Comando e da qui raggiungiamo la Cima Palon (dopo preoccupante catena fissa di 10 metri in foto a destra)
Ritorno: scegliamo il ripido 105 e alcune sue varianti (rischiamo di perderci, ma uno spirito amico ci guida fuori dal dedalo di trincee e sentierini). Inizia a piovere, aumenta il vento. Cade qualche antipatico fulmine. Torniamo al rifugio Papa, ci fermiamo mentre fuori una prima tormenta impazza. Mangiamo ed intanto salta la luce. Qualcuno si attrezza per uscire, alcuni esponenti del CAI di Rovigo ridacchiano come se li divertisse l'ipotesi di restare bloccati quassopra, a luglio, magari per via di 3 metri di neve...
Il temporale dopo una mezzora si interrompe e decidiamo di partire (nell'ultima foto il panorama alle nostre spalle, poco prima dell'ultimo pauroso temporale).
Ecco un secondo temporale inizia a metà della discesa: vento molto forte, grandine, neve, pioggia e temperatura di 2-3 gradi ci accompagnano per circa 1h e 30'. Con noi scendono due gruppetti di esperti alpinisti, ogni tanto li sorpassiamo ed ogni tanto loro sorpassano noi.

Arrivati al termine, esausti e contentissimi di non essere morti o congelati (evviva la giacca anti-pioggia della North Face ed i nuovi scarponi Aku). Riapriamo le portiere dell'auto e scaturisce il sole. La temperatura aumenta subito ed il vento si placa. Scendiamo in malga a comprare formaggio e poi via.

PS: per i dolori a polpacci, ginocchia e talloni non ho potuto camminare bene per i successivi 3 giorni.

16.7.07

No fuoristrada, no motocross

Lasciate in pace la montagna.
O se volete conoscerla, trattatela come la più delicata delle principesse.

15.7.07

Moncenisio: Lac Clair (2755 m)

In compagnia della fidanzata, saliti mercoledì 20 giugno 2007.

Partenza: Plan des Fontainettes (Mont-cenis, Francia)
Arrivo: Lac Clair

Tappe intermedie: Forte Roncia, Plan des Cavales
Quota partenza (m): 2050

Quota vetta (m): 2755

Dislivello (m): 700

Lunghezza totale percorso (km): 8,5 circa

Difficoltà: E (scala difficoltà)

Esposizione: Ovest, Nord
Condizioni meteo: partenza 3°C, arrivo circa 20°C, sereno poco nuvoloso

Tempo occorso: 2h45' salita, 2h discesa

Vertigine media: 2/10 (4/10 la faticosissima rampa iniziale)


Incontri lungo il percorso: una decina di esperti escursionisti francesi (età media: 55 anni), decine di marmotte, scariche di sassi di qualche quintale.

Note: bellissimo percorso naturalistico e storico, comprende la visita del Forte Roncia e qualche altro rudere bellico.

Descrizione: da Lione arriviamo con tempo da incubo e vento gelido la sera prima (alloggio presso "Hotel Nanook" di Lanslevillard), il paese è deserto. Non è certo periodo di turisti e c'è neve resistente al di sopra dei 2500 e addirittura neve fresca oltre i 2700. Prima di nanna, ottima fonduta al ristorante "quello grosso" della vicina Lanslebourg.
Mattino sveglia presto con cielo sereno e poco vento (ma un freddo boia). Wow!

Per qualche minuto guardiamo l'innevato e bellissimo Dent Parrachée (3697 m), seconda cima del gruppo della Vanoise, guardiano d'ingresso all'alta valle omonima, per l'occasione illuminato dall'alba gelida, poi saliamo in auto fino al Plan des Fontainettes, parcheggiamo. Sono le 7, fa un gran freddo ed è ancora piuttosto buio (il sole è sorto, ma rimarrà fino alle 8,30 dietro le creste delle cime Roncia, Haie e Lamet; quindi l'intero vallone del Moncenisio è semi-buio).
Saliamo la super-rampa che porta al Forte Roncia, lo visitiamo; poi parte lo zig-zag di un'ora, sempre piuttosto ripido, che tra le morene giunge fino al Plan des Cavales, una prateria protetta dal vento, disseminata di ruscelletti e menhir naturali. Non un millimetro di ombra ed una stupenda panoramica (foto a destra).
Dopo una mezzoretta dolce al 3-4% di pendenza, si passano gli sfasciumi sul lato del vallone, il sentiero è lineare ma ripido e dissestato. Più avanti interruzione del sentiero: tonnellate di pietroni franati (si può arrampicare o aggirare, noi abbiamo aggirato); poi oltrepassaiamo un paio di lingue di ghiaccio/neve che strapiombano su 150 metri di sfasciumi al 50% di pendenza (foto all'inizio). Problema: NON ho scarponi da montagna, ma scarpetta Salomon con caviglia scoperta e mi inzuppo di ghiaccio la caviglia.
Fico?
No.
Ancora qualche passo e giungiamo allo stupendo Lac Clair (profondo un paio di metri, largo 60 metri al massimo, abitato da bestioline strane in via d'estinzione); qui documento la pace e la bellezza del luogo girando un brevissimo video (all'inizio la fidanzata si suicida al sole già ultravioletto).
Dal termine del lago, l'esperto escursionista proseguirebbe (con attrezzatura alpinistica)
verso Punta Lamet e le creste soprastanti, ma noi no; per oggi bastano le quasi 3 ore impiegate per salire e il tempo per la visita al Forte Roncia. Il meteo promette temporale; nel primo pomeriggio, appena scesi e partiti per Torino, assistiamo al passaggio di una specie di tormenta.

Dimenticavo: durante la discesa mi ustiono gravemente i polpacci; guarito in 15 giorni. Mi raccomando mettete SEMPRE crema solare su parti scoperte (e indossate abiti anti-UV se oltrepassate i 2000 m), non dimenticatelo!

Anche la fidanzata, giorni fa e con inserimento di varie foto, parlò di questa gita.

13.7.07

Monte Baldo: Punta Telegrafo (2200 m)

Stavolta ce l'ho fatta. Ho domato il ripidissimo sentiero 657. Ci ho messo 2h10', al posto delle 3h segnalate sulle tabelle in loco e delle 2h30' riportate come tempo necessario. A breve il resoconto un poco preciso della salitona.

Per ora una stupidissima foto di vetta: quello sono io. Quelli dietro sono una educata famigliola tedesca (mamma, papà e figliola assai carina). Poi m'han chiesto scusa di essere comparsi sulla foto; grande gentilezza.

12.7.07

Monte Baldo: si ritenta

In questo istante preparo lo zaino leggero per salire domattina Punta Telegrafo, visto che il meteo l'ha impedito la volta precedente. Domattina ci sarà un sole con raggi ultravioletti potentissimi: crema soalre, 3 litri di acqua nello zaino, un poco di pazienza e via per questi 900 m di salita ripidissimi fino alla vetta e al Rifugio Barana.

PS: ho da qualche giorno un dolorino ad un nervo, esattamente esterno caviglia, un poco il polpaccio e anche la coscia destra; il dolore è sul nervo sciatico, tipico dell'ernia al disco... Secondo me facendo la salita e la discesa mi passa. O mi peggiora. In ogni caso bisogna provare.

9.7.07

Monte Stivo ( 2059 m)

Domenica 24 giugno, in solitaria.

Sentiero n.: 608 bis, 608
Partenza: Sant'Antonio (allevamento cavalli)
Arrivo: cima del Monte Stivo (foto a destra, dal Passo Bordala)
Quota partenza (m): 1220
Quota vetta (m): 2059
Dislivello (m): 839
Lunghezza totale percorso (km): circa 8
Difficoltà: E (scala difficoltà)

Esposizione: Ovest
Condizioni meteo: cielo sereno, 16-20 gradi
Tempo occorso: 1h45' salita, 1H discesa (ero in gran forma, salito senza una pausa e sceso di corsa da metà in poi)
Vertigine media: 2/10 (8/10 sporgendosi dalla cresta della cima, 9/10 salendo sul masso "appoggiato in vetta"...)

Incontri lungo il sentiero: una bella vipera. Arrivato alla cima verso le 9 del mattino, trovo 3 radioamatori che progettano chissà quali missioni segrete. Dalle 9 del mattino in poi è pieno di gente che sale. Prima si incontrano solamente il pastore della Malga Stivo e i gestori (ed eventuali pernottanti) del bel Rifugio Marchetti appena sotto la cima.

Note: salita sicura, molto piacevole e graduale, difficoltosa per il fiato in una rampa quasi alla fine del bosco, 150 metri al 50%... Si arriva ad un eccellente punto panoramico su tutto il Lago di Garda e sulla Valle dell'Adige (in foto a sinistra, con foschia...).

Descrizione: arrivare o da Arco direttamente alla località Santa Barbara. Oppure da Rovereto verso il Passo Bordala, sorpassarlo per stretta strada tra prati (ottimamente asfaltata) e una volta raggiunto Santa Barbara, o poco più sopra la piana di Sant'Antonio, parcheggiare. E' zona molto "campeggiata", quindi soprattutto nel week-end si trovano scout ed escursionisti qua e là in giro per boschi. La salita non presenta difficoltà o passaggi esposti, a meno che dalla cima non si prendano gli altri sentieri (Cima Bassa ad esempio) ritrovandosi poi un poco "appesi" in sottili sentieri aerei e in cresta. Ne ho visti un paio: roba da andare a gattoni dal terrore, tipo il 666 bis (non promette benissimo) se non erro.

27.6.07

Rural trek: Zavattarello - Valverde

Dopo questo, quello e quell'altro, ecco il quarto post sulla bella gita solitaria nell'Oltrepò Pavese.

Partenza: centro di Zavattarello (PV)
Arrivo: centro di Valverde (PV)

Quota partenza (m): 550
Quota arrivo (m): 567
Dislivello (m): 300 (ho tagliato nei campi, in linea retta, insomma si scende a valle e si risale)
Lunghezza percorso andata e ritorno (km): 7
Difficoltà: T
Condizioni meteo: poco nuvoloso, 24-26 °C, umidità fuori dal normale
Tempo occorso andata e ritorno: 2 h

Incontri lungo il sentiero: varie case abbandonate nei dintorni di Zavattarello, case mangiate dal bosco (foto in alto); due veri macilenti cani randagi che risalivano la strada provinciale a Valverde; a tal proposito, una barista del paese mi ha detto che questa parte dell'appennino è piena di selvaggina e raggruppa moltissimi cani randagi che si raggruppano qui dalle pianure. Mica scemi i cani milanesi abbandonati in autostrada prima delle vacanze: si son fatti 'sti 90 km a quattro zampe per mangiare caprioli al posto di rifiuti.

Note: la prima parte del percorso passa nel fitto bosco del "percorso vita" attorno al castello di Zavattarello (foto sotto); attenzione: il sentiero è abbandonato, si trovano tronchi che sbarrano la strada in modo sinistro...

Descrizione: aggirato a Nord il castello "Dal Verme" di Zavattarello, proseguo a vista e a naso (niente mappe, niente bussola) verso Valverde, un paesino di 350 anime esattamente ad Ovest rispetto alla partenza. Il sole della sera, e i cerchi di qualche tronco tagliato, mi indicano certamente i punti cardinali e, oltrepassato il fiumicello a valle, attraverso piccole radure e campi di grano piacevolmente infestati di papaveri (foto sotto), poco prima della risalita a Valverde.
Ancora un poco di strada e si arriva nel bel paesino esposto ad Est, attorniato da campi a maggese e grano e tutto intorno circondato da piccoli boschi, alcuni decisamente fitti ed impraticabili.
L'ultima immagine è scattata verso il percorso fatto, in lontananza di vede Zavattarello con il "cucuzzolo" presidiato dal castello.

Tante ortiche, tante mosche, insetti ed umidità; poi bisogna pure tornare indietro.
Sarò calato almeno di un kilo e mezzo. Di certo ho bevuto 2 litri d'acqua e li ho subito sudati...

25.6.07

Morso di vipera

Ieri mattina, mentre salivo in solitaria il Monte Stivo (di cui presto leggerete il resoconto), alle h. 8,00 in punto ho ricevuto un bel morso di vipera. E' la mia prima volta e questo fatto, a 28 anni, è da reputarsi un buon traguardo.
Fortunatamente il pantalone lungo e il fatto che stessi camminando piuttosto in fretta hanno impedito che la signora vipera (che non ho visto a causa dell'erba un poco alta) addentasse per bene il polpaccio.
Risultato: un cosiddetto "morso secco" che però subito e per 20 minuti mi ha fatto molto male. Con una recrudescenza di bruciore e gonfiore dopo circa 8 ore.

Il morso non mi ha impedito di continuare la salita, raggiungere la bella vetta, mangiare, passeggiare nella radura della cima Stivo e poi ridiscendere in tutta gioia.

Consultato un farmacista al ritorno in serata, mi ha rassicurato e detto che non era necessario andare al pronto soccorso; infatti stamattina rimaneva visibile solo uno dei due forellini e nessun dolore, nessun gonfiore.

PS: il morso non sarebbe avvenuto se non fossi passato per un lungo tratto fuori-sentiero; a volte le svolte ed i tratti (anche i più semplici) non vengono segnati con evidenza. Ho dovuto fare perciò un giro attorno ad una malga (Malga Stivo) per ritrovare la traccia del sentiero. Col risultato di attraversare una vasta siepe di varie piante e prato, con fondo sassoso, abitata momentaneamente da una vipera nervosa.

23.6.07

Trek eat: Varzi

Durante il soggiorno (escursione 1 e 2, ed una terza in arrivo, ancora da descrivere) nell'Oltrepò Pavese e l'Appennino Piacentino ho avuto la fortuna di trovare un ottimo posto in cui mangiare piatti particolari e spendendo poco. Beh, ho anche mangiato poco, per via del contingentamento del budget per questa gitarella solitaria nell'appennino, ma quel poco è stato ottimo e seguito da una breve ma simpatica e cordiale chiacchierata con il gestore, di cui non so il nome, ma che è stato molto gentile.
Da segnalare la quiche lorraine al formaggio e fagiolini e poi un'altra cosa tipo vol au vent con la pasta fatta con i cracker rammolliti se non sbaglio.

Il posto si chiama "Caffè del centro", si trova in via di Dentro al numero 9, a Varzi (PV). Consigliata la prenotazione al 349 6733617.

Ulteriori garanzie sul locale?
Ad esempio il fatto che i due gestori, marito e moglie, sono scappati dal lavoro impiegatizio a Milano qualche anno fa per curare questa trattoria e inventarsi una nuova cucina ma in accordo con le tradizioni locali.

PS: in foto il famoso salame di Varzi.

21.6.07

Monte Penice (1460 m)

Sabato 9 giugno 2007. Ore 9,30. In solitaria.


Sentiero n.: dovrebbe essere la parte finale di questo
Partenza: Passo del Penice (Bobbio, PC)
Arrivo: Monte Penice (vetta, santuario)

Quota partenza (m): 1100
Quota vetta (m): 1460
Dislivello (m): 360
Lunghezza percorso (km): 3,7
Difficoltà: T
Esposizione: Ovest
Condizioni meteo: poco nuvoloso, piovuto molto nella notte precedente, 14-17°C
Tempo occorso: salita 1h15', discesa 30'
Vertigine media: 3/10

Incontri lungo il sentiero: qualche ciclista folle che saliva la breve ma ripida lingua d'asfalto verso il santuario.
Note: il sentiero incrocia due o tre stazioni radar (militari) e un grande ripetitore di segnale della RAI (in foto, visto dall'alto del Penice). Non bello esteticamente, ma se siete degli ingegneri vi renderà felici vedere questi prodigi della tecnica. Anche un terrorista potrebbe provare forte interesse per il luogo: l'antennone RAI è infatti il ripetitore televisivo con più bacino d'utenza in Europa (l'intera provincia di Milano, Pavia e Varese sarebbero quasi del tutto isolate dal segnale televisivo in caso di spegnimento di questa antenna...).

Descrizione: sentiero semplice che interseca varie volte una stradina asfaltata che porta al Santuario in vetta. Si consiglia di partire presto per evitare gli insetti e l'afa letale. Io purtroppo sono partito tardi perchè ho scelto di salire il Penice dopo aver dovuto "abortire" la salita al vicino Monte Lesima.

15.6.07

Val di Fassa, allenamento

Per la fine di giugno, visto il ritorno ad una stabilità "estiva" del meteo, credo sarò qui.

Conto di percorrere i seguenti sentieri:
- il sentiero 602 (Alba - Contrin);
- il 647 (Canazei - Rif. Lupo Bianco);
- il 530 (Gries - Col Rodella).

[in foto, il Sassolungo]

13.6.07

Monte Lèsima (1724 m)

Sabato 9 giugno 2007. Ore 7,30 del mattino. In solitaria.

Dopo 10 minuti, salita interrotta per presenza di decine di cani da caccia (al cinghiale) in addestramento. Il versante esposto ad Est è infatti una "zona cinofila permanente"... Ho avuto un poco di paura: essere accerchiato da segugi e bracchi non è piacevole, visto soprattutto che ero solo. Non sapendo quanti ancora ne avrei incontrati, ho preferito desistere.

Il monte è noto per essere stato scalato dal mitico Annibale, il valoroso condottiero cartaginese lo usò come punto di vedetta sulle battaglie a valle (contro i Romani, ovviamente); inoltre il Lesima è la cima più alta dell'Oltrepo Pavese (e dell'Appennino Lombardo, che esiste ed è molto molto piacevole e tranquillo, a solo 1h da Milano, sperando che i milanesi non lo scoprano mai).

Nota: l'Appennino, dicono alcuni, inizia proprio dalla cima del Lesima e dalle sottostanti Valli Boreca e Stàffora.

11.6.07

Monte Pirchiriano (936 m)

[Alcune foto della gita sono qui.]
Sentiero n.: 503
Partenza: Chiusa di San Michele (To)
Arrivo: Sacra di San Michele (alias Monte Pirchiriano)
Sale con me: 1 persona
Effettuato: domenica, 3 giugno 2007

Quota partenza (m): 365
Quota vetta (m): 935
Dislivello complessivo (m.): 570
Difficoltà: T (ma ci vuole allenamento)
Esposizione: Ovest, Nord
Condizioni meteo: poco nuvoloso, piovuto molto qualche ora prima, 14-16°C

Tempo occorso: salita 1h20', discesa 1h

Vertigine media: 4/10
Incontri lungo il sentiero: coppia di anziani atleti che discendeva, uno ci scivola davanti e ci preannuncia quanto sarà difficile domare queste pietre umidissime e questi torrenti improvvisati che tagliano il sentiero qua e là. Poco dopo, incontriamo una gradevole e simpaticissima salamandra. Arrivati alla Sacra, incontriamo una comitiva di 50 anziani credenti ed obesi (in foto a lato, un vecchio innocuo) che urlano in dialetto piemontese e gettano rifiuti ovunque. Ho sgridato un vecchiaccio che ha gettato la sua sigaretta spenta nel prato antistante alla maestosa Sacra di San Michele, davanti ai nipotini urlanti. Bell'insegnamento, brava gente... Che siate maledetti!
Tra preti pedofili e anziani irrispettosi fedeli distruttori della natura, vorrei dichiarare ancora una volta che chi crede in questa vecchia ed inutile religione è sempre di più assimilabile ad un pericoloso asociale e criminale.

Note: andata e ritorno di questo bel sentiero si svolgono in 3 ore. Ottimo per allenamenti. Dalla Sacra partono poi altri sentieri e volendo, via crinali e muniti di tenda e provviste, si raggiunge Sestriere in 2/3 giorni.

Descrizione: un paio di tratti molto ripidi, ma mai esposti e senza strapiombi. Sentiero semplice anche se l'ascesa è netta e continua. Gradevolissimo il panorama verso Est: nelle belle giornate si vede a sinistra il Monte Musinè (foto da Nord), al centro l'intera piana di Torino e tutto attorno i suoi colli, compreso Superga con Basilica. Dall'altro lato, basta girare la testa e dirigersi ad Ovest, si vede gran parte della Val di Susa fino al Moncenisio ed oltre.
In alternativa, si sale in mountain bike alla Sacra e si percorre il sentiero in discesa, tecnico e divertente, anche se sempre col freno tirato. Non salite sabato e domenica per non imbattervi nei malefici fedeli e gli altri turisti religiosi obesi e urlanti che salgono dalle fetide città ad inquinare dappertutto e mancare di rispetto al luogo.

7.6.07

Urban Trek: Torino

Sentiero: pianeggiante urbano, ecco l'itinerario percorso
Partenza: via Frejus incrocio corso Lecce
Arrivo: Piazza Castello
Distanza (km): 5
Sale con me: nessuno, tento la camminata in solitaria
Effettuato: sabato, 2 giugno 2007

Difficoltà: T
Condizioni meteo: temporale (foto generica a lato), temperatura 13-15°C

Tempo occorso: 55' (solo andata)
Incontri lungo il percorso: decine di persone, autobus, automobili, qualche poliziotto e vari manifestanti in bicicletta. Ovviamente: tantissimi passeri e qualche piccione.
Ad un certo punto però ecco un incontro drammatico: una giovane turista americana ha avuto un collasso nei pressi della Stazione Porta Nuova, stava seduta sul suo stesso vomito (quando si perdono i sensi, può capitare... O magari aveva mangiato troppa bagna cauda a pranzo?). Accanto alla scena: un'altra giovine americana piangeva mentre i soccorritori del 118 prendevano a schiaffi la sfortunata vomitante.

Note: percorso di allenamento sotto il temporale, un percorso urbano può essere molto stancante, soprattutto se si va quasi di corsa come ho fatto io, grazie alle mie formidabili scarpe.

Descrizione: partito in solitaria con l'intento di tornare (10 km in totale), poi rimasto a cena con fantastica donna nel centro di Torino (con la scusa della fortissima pioggia) e per il prolungarsi del temporale... Ritornati in via Frejus per un tratto a piedi e un altro in autobus. Niente di particolare da annotare, se non che è meglio fare questo percorso alla domenica mattina: si evita di respirare lo smog, di sentire la miriade di clacson e magari non si perde tempo ad attraversare le strade intasate di auto...

6.6.07

Monte Pastello (1122 m)

Sentiero n.: 12
Partenza: Forte Masua (località Molane, VR)
Arrivo: cima Monte Pastello
Sale con me: 1 persona
Effettuato: fine maggio, giorno feriale

Quota partenza (m): 800
Quota vetta (m): 1122
Dislivello complessivo (m.): 312
Difficoltà: T (richiede minimo allenamento)
Esposizione: Est
Condizioni meteo: pioggia leggera, vento medio, temperatura tra 7°C e 10°C
Punto di appoggio: crocefisso cima nord 1103 m

Tempo occorso: 1h salita, 1h45' discesa (varie pause causa ottime fragoline di bosco, da non confondersi con le tristi false fragole rivolte ingannevolmente verso l'altro che io e fidanzata abbiamo trovato pochi giorni fa...)
Vertigine media: 2/10 (6/10 sulla cima con strapiombo di 700m sulla Val d'Adige!)
Incontri lungo il sentiero: un signore di 70 anni che parlava un incomprensibile dialetto locale del '700, cavalli (e mucche) al pascolo, kilogrammi di merda e piscio di cavallo (e di mucca) nei prati dei pascoli, fragoline di bosco mature al punto giusto per essere divorate

Nota: nemmeno una fragolina di bosco è rimasta lungo il sentiero

Descrizione: prima di tutto, ci fermiamo e da Monte (VR) percorriamo qualche centinaio di metri fino al Forte Monte (foto a lato) lungo il sentiero 14. Entriamo abusivamente (come i giovani che hanno scritto sui muri "parroco, se ti prendiamo ti ammazziamo" o "ultras hellas verona" o "dux mea lux"); poi torniamo al paese, risaliamo in auto e, oltrepassato l'ameno borgo Cavalo, arriviamo al Forte Masua.
Qui scopriamo che qualcuno l'ha recintato e l'ha fatto diventare una sorta di parco giochi per i suoi figli e per i suoi gatti. Bene. Sarebbe bello segnalare sul sito web che il forte non è visitabile e nemmeno avvicinabile.
Da lì partiamo per il vicino Monte Pastello, salita non troppo ripida dal versante Est, lungo un sentiero ben segnato. Arriviamo sotto la pioggia (e la temperatura scesa a 7/8°C) e ci accoglie la visione del complesso del maestoso Monte Baldo (foto in alto), avvolto da nubi ed innevato nella notte. Dalla cima il Pastello e le sue tre cime ci regalano lo strapiombo sull'abitato di Dolcé e sulla Val d'Adige attraversata dall'Autostrada A22.
Constatato che il Monte Pastello è soprattutto un ricettacolo di antenne radio potentissime, ci dirigiamo sulla cima più a Nord, densa di cacchine verdi di animali montani (probabilmente caprioli) e pregiata da fiori delicati e alberelli ritorti dal vento. Qui pasteggiamo e ci dirigiamo verso la "croce di vetta", un crocefisso nuovo in ferro (una pacchia per i lampi) dove incontriamo un contadino che sale con jeans e maglia del pigiama praticamente (notare che piove, tira vento dal canalone della Val d'Adige e non è affatto caldo). Torniamo a valle dopo aver divorato ogni fragolina lungo il sentiero, deducendo che dalla maturazione del pregiato frutto di bosco siamo i primi a percorrere il sentiero 12...

4.6.07

Monte Baldo: Punta Telegrafo (2200 m)

Sentiero n.: 657 (interseca il sentiero dell'Orto Botanico)
Partenza: bivio Novezzina (Ferrara di Monte Baldo, VR)
Arrivo: Punta Telegrafo (foto sotto, vista da Sud-Ovest)
Sale con me: 1 persona

Quota partenza (m): 1255
Quota vetta (m): 2200
Dislivello complessivo (m.): 945
Difficoltà: E (molto ripido e richiede un certo allenamento anche per sbalzo temperatura)
Esposizione: Est
Punto di appoggio: (non raggiunto) rifugio Telegrafo "G. Barana" (m 2147)

Tempo occorso: salita interrotta per maltempo dopo 30'.
Vertigine media: 5/10
Incontri lungo il sentiero: 1 uomo, 50 anni, scendeva allegramente; alcune taccole; tante mosche e alcuni coleotteri ed imenotteri locali (qui una completa tabella entomologica dei Monti Lessini e del Monte Baldo, e qui una foto del "coleottero del legno marcio del Baldo").

Nota: questa è la prima salita, recensita, di questo mini Reinhold Messner che sarei io. Ho fatto svariate altre semplici salite, fino ai 12 anni, ma non le considero per ora (Passo Sella, Altipiano di Folgaria, etc). E le citerò esclusivamente se e quando saranno ripercorse.

Descrizione: il sentiero fa parte del "giro naturalistico" dell'Orto Botanico. Grande la scelta di salire da queste parti tra la metà di maggio e i primi di giugno. Ovvero: su questo versante del Baldo fioriscono in tale periodo svariate tipologie di piante rare, se non uniche (la "vedovella celeste", ad esempio, è un fiorellino di una tenacia e di una bellezza paragonabili soltanto al profumo lieve, bello e deciso che può annusare solo chi si getta ai piedi di questo fiore d'altitudine). L'inizio del sentiero è piuttosto ripido, così come ripido appare il pendio al di sopra del sentiero. Dopo una ventina di minuti si dirada la vegetazione, ma qui ci siamo dovuti fermare per l'arrivo di un temporale e l'inizio della pioggia. E siamo ri-discesi.
Durante l'estate conto di replicare e, stavolta, di farcela.

Si comincia

In montagna, sulla montagna (ma anche sul camminare in piano). Così potrebbe definirsi questo blog di cui nessuno sentiva la mancanza, se non io stesso.
"Trek it" funzionerà proprio come un diario. Voglio fare pace con la montagna, voglio conoscere la montagna. Voglio conoscermi. Voglio raggiungere piccole cime, piccole vette, piccoli e grandi cammini e rendere pubblico questo cammino di vita laicamente religiosissimo. A volte le raggiungerò solo, più spesso in compagnia di altri. Vediamo.